...sul cavalcavia, ogni tanto,
il Destino s'affaccia, pericolosamente,
ci guarda, scuote il capo,
e svanisce
nella scia fragorosa
d'un treno merci.
E non torna..
ma
la Nausea ritorna,
in abito grigio, sbronza e senza trucco.
E lì resta. Immobile.
Sorride, sorride
teatralmente,
seduta sugli scalini sporchi di Morte.
E fuma, controvoglia,
e mi guarda come si guarda un fallito.
Poi beve un altro sorso,
un sorso di troppo: vomita. E piange.
Io mi volto, disgustato, verso la strada gialla. Penso.
È tutto qui?
Mi volto ancora,
affondo i passi in quel liquido giallognolo. Puzza.
Scorgo pezzi di carne
e funghetti
e tracce di sangue
e dolore.
Ma non riesce a stare in piedi, la Nausea.
Non mi guarda più.
La sollevo. Mi lascia fare. E m'abbraccia forte
e mi bacia sulle labbra con le labbra sporche d'umanità. Soffre.
Poi, sussurra
debolmente:
PORTAMI VIA DI QUI, PER FAVORE..
E si stringe a me. E ci avviamo,
in silenzio, lenti, verso casa,
come esseri umani,
come fantasmi,
neri, nel buio...