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Pubblicata il 16/04/2004


Mi sorride,
da quel muro
dove cade la luce,
i capelli
d'un fiocco di neve
e occhi grandi
della notte
il colore

Tante rughe
sul viso avvizzito
ricordando
trascorsi di sole
sulla gota una ruga
forse traccia
d'un filo di spada.
E il vestito
come foglia caduta
a mostrar l'usura
del tempo.

Mi sorride,
quell'ombra di secoli addietro
alla tela legata da troppe stagioni
come memoria
da mai cancellare.

Mi muovo,
e un dolore alla gamba
mi rammenta il passar del mio tempo,
io che non so
se vivrò un'altro inverno,
con invidia, ancora mi volto
a guardar quella tela.

Mi sorride,
forse conscia
del passar dei miei giorni,
io che orma non lascio alla terra
mi deride, lo sento
chi i secoli indenne
ha attraversato

chi ha fissato quell'attimo intenso
di qualcuno incontrato per strada
e mi sfida ancora beffardo

Lui guerriero d'un tempo annullato
Io fantasma presente
d'un ricordo che non ha fiato.





...domanda :
è più vivo chi si fa dopo secoli ancora guardare
o chi lo guarda e sa che traccia non lascerà ?

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Bravo, bravo, bravo
mi è venuta voglia di scrivere questi versi all'inaugurazione di una mostra di pittura di Ascoli Piceno con oltre 150 tele dal 400 in su, ed un magnifico discorso di Vittorio Sgarbi, che quando non appare in tv è tutta un'altra cosa....

Ed io mi sono sentito un nulla di fronte ai fissi occhi del personaggio, che sentivo molto più vivo di me.

Grazie Giacomo, entusiasta del tuo commento

L.

il 16/04/2004 alle 14:41

Una poesia splendida, che ha il fascino ambiguo e sottile dei giochi d'ombra sul muro, dei vecchi ritratti appesi alle pareti, delle staze piene di polvere e di nulla... complimenti a te e un salutone.
Michele

il 16/04/2004 alle 16:59

...dove ci confrontiamo con chi ci guarda viver breve vita dall'alto d'un tempo immortale.
Ciao Michele

L.

il 16/04/2004 alle 22:46