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Pubblicata il 21/01/2002
SOGNO DI MORTE

Nulla certo è mutato.

Nella cappella rigonfia
di anime amiche,
prezioso, come di un’ombra palpitante,
ardeva un lumino,
e la luce pareva raccogliersi tutta.

Ora dormo,
disteso sul panaro funebre,
ed il silenzio è rotto di tratto in tratto,
da un gemito che somiglia a un singhiozzo spento,
e mette al mio riposo
un affanno vago,
quasi il desiderio di sfiorarli tutti
quei volti rigati dal pianto.
Ma il movimento mi è ostile e lontano
e mi sfuma .

Povero amore mio,
ti ritroverò ancora là,
quella parte dell’anima mia che prega ancora,
e si specchia sul mio sorriso
come il cielo notturno
sull’acqua tranquilla.
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c'è un'immensa tristezza in questa poesia........riusciremo, dopo, a fare a meno delle nostre emozioni? Continueremo a soffrire per chi ci è stato caro? E se così fosse tutti quegli umili che in vita han sofferto sempre e non hanno avuto attimi per alsare il capo ad un sorriso? ......un lungo silenzio appare la sola assurda risposta


ciao

gianni

il 22/01/2002 alle 00:48

Continua, continua sempre.

il 22/01/2002 alle 14:11