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Pubblicata il 21/01/2002
LA NOTTE

Ecco io vado errando
senza metà
e tutto di scuro sentore
il mio manto ricopre.

Traggo dal silenzio.
come una vecchia arpia.

Superba e libera sciolgo
dalle funi che il giorno ha incatenato
la paura mia diletta,
fantasia della morte
per meglio godere,
le finzioni dell’umana potenza.

E gli uomini,
la cui scultura evoca una mano dotta
sono sciolti dal ticchettio assordante
che rievoca il tormento del buio
nel viso da fanciullo.

Ed il passo si fa febbrile
tra le vie deserte,
e il tuo terrore mi da diletto,
mentre il mio pensiero
assume la virtù dell’oppio
quando ancora
,come omaggio alla vita,
il giorno avanza.






Ecco sovviene la notte
che tutto di scuro sentore
il suo manto ricopre.

Superba e libera fantasia della morte,
la notte
per meglio godere le finzioni della sua speranza
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E il poeta parte vagando nella notte, dove invisibile, esplora mondi che scompariranno alle prime luci del giorno.
Storie scoprirai, segreti svelerai, coperto dal buio non avrai paura, perchè tu sei parte della notte, dove ne allarghi le pieghe vedendone gli anfratti.
Che dire ? La tua non è poesia, SEI poesia e ci fai sentire piccoli.

Luigi

il 22/01/2002 alle 00:02