Passeggia assorto tra i suoi ricordi
fino a ritrovarsi in legnosi pensieri
dove un tarlo maldestro ha fatto il nido.
Tutt’intorno il paesaggio è sbiadito
e c’è chi accusa le piogge d’autunno, Eulo
non colpevole s’associa ai delatori.
Si lascia rapire dallo schiamazzo dei bimbi
e da un anziano signore, poi dagli uccelli
sulla scia di levante, fotagrafie del tempo.
Echeggiano antiche note di festa
e le balbuzie si erpicano in loquaci discorsi,
mentre il suo uomo gli sorride, vicino.
Disfatti letti, libri ammuffiti
odore di antiche sere, che non sono le sue
e il ritorno alle origini, brividi alla brezza.
Si ferma sull’uscio a fissare il cielo
e non vede nuvole stanotte, solo stelle
esprime un desiderio e sorride.
Il suo compagno affonda nel letto
e con fare deciso gli tende una mano
con l’altra regge il pegno del loro amore.
E lui s’abbandona dolcemente, ma
sente duro il lenzuolo, rigido ramo secco
eppure non teme, l’inverno lo scalderà ancora.