Lungo quel viale ombreggiato
camminando a piedi nudi
accarezzando l’erba soffice
tu mi tenevi stretta la manina
tu mi mostravi il mondo
tu mi accompagnasti con dolcezza
finché la mia mano divenne adulta.
Poi in breve te ne andasti
lasciando il vuoto nelle mie dita
e portando con te il nostro viale.
Ora un sentiero lastricato di spine
poi per alleviar le ferite
uno di fango e di melma
ove le caviglie scompaiono
e per lavar quel fango
un fosso pullulato di sanguisughe
assetate come rivoltanti vampiri
e per liberarmene un ennesimo sentiero
disseminato da ciottoli roventi
per poi scoprire un circolo vizioso.
Aiutami tu, madre mia
a ritrovar il perduto cammino
prima che il mio corpo debilitato
non sprofondi nel fango
sempre più profondo
prima che le mie vene vengano prosciugate
da quelle immonde creature
prima che la mia carne si consumi
nel fuoco che filtra tra i sassi
prima che le spine diventino spade
da trafiggermi il cuore ormai indifeso.
Chiudo gli occhi implorando.
Tu, dall’alto, so che puoi!
Sospirando s’alzano le palpebre
di fronte un viale con giovani alberi
al mio fianco Maria
che mi tiene per mano e…
sento una differente dolcezza
un differente amore
differenti emozioni
e camminiamo su erba nuova
il cielo ha ritrovato l’azzurro
il corpo ritrova vigore e…
assorbendo il calore dalla sua mano
rivolgo a te
un cenno di gratitudine,
lei mi guarda curiosa,
poi sorride e mi contagia
facendomi fare ciò che da tempo
sembrava ormai impossibile.
Dal diario 1969- Saby