PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 27/03/2004
Ti stava stretta la conchiglia di Venere
occhi verdi, occhi di un verde cupo
che rimandava ad altro.
L'altro andava fiorendo ai lati della tua bocca
parole sgusciavano con cuore di ametista
venivano contro i miei lombi per attingere
un solo desiderio senza nome.
La tua treccia stava alla mia mano
come l'ombra alle cattedrali
sontuosità piena di luce
l'arco teso della tua fronte che anticipa
il tuo pensiero di torbita sessualità
mischiata al mio sangue.
Eri nella risata leggerissima dell'estate
appena venuta dal fondale ondulato
dal sudore dato a colpi di reni ben calcolati
la misura della dismisura
in un solco che ti attraversa.
Aprivi la bocca per un mio sguardo
venivi a ridosso delle dune bianche
il tuo piacere fasciato di silenzio
tartine tonno e menzogna al buffet
le tue preferite.
Se ti prendevo per i polsi era per niente
quell'aria di complicità che nessuno vedeva
la birra gelata
il tuo culo di ninfetta
il mio vestito bianco di ragazza triste.
La campagna tremava per una chitarra
una voce di miele accordata col buio
candele che dicono i volti di molti amici
in cerchio a festeggiare qualcosa che passa.
E tu sai piangere come le statue sante
per i contadini che mangiano rape tutta la vita
sai essere un miracolo che si stempera
l'incenso che fissa il viola nella stanza.
Bionda e mercuriale,
ti stava stretto quel ruolo di amante.
Con quegli occhi verdi
verdi da non crederci.
  • Attualmente 0/5 meriti.
0,0/5 meriti (0 voti)

Che bella!
Alessia

il 31/03/2008 alle 21:55