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Pubblicata il 21/03/2004
Nella casa quella luce vaga
come sospesa,
tu mi pettini con le dita
lui trova il mio sguardo.

Noi tre ai bordi di maggio
con una pelle che grida
mentre la vita sparisce,
e via, dimentichiamo il resto.

I balconi guardano il parco
noi vediamo con il potere di un attimo
esattamente il punto
in cui decideremo di fermarci.

La mia vestaglia sul tuo letto,
lui che mi cerca con quel suo odore di bucato
c'è una musica sparsa
un rarefarsi di codici.

Prosciutto crudo e valigie disfatte,
il vestito cinese che mi hai dato
per essere la tua sposa
e la sua amante.

Noi tre in piedi
rispondiamo all'appello di un qualcosa di incerto
un non so chè a tenerci bloccati
al centro.

La notte piango sulla tua nuca impossibile
all'alba lui ci porta la colazione
entro nella vasca di fiori azzuri galleggianti
voi inventate una meraviglia per me.

Nuvole bianche, da non crederci,
sopra la stazione.
I treni vanno e vengono
se li ingoia l'orizzonte.

Me ne vado col mio foulard,
come sono diversi i vostri occhi!
Azzurri, neri,
tristi, intensi.

Venite sulla mia bocca per un saluto
un marchio a fuoco
da lì in avanti non si torna.
Il cielo sotto i piedi.


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