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Pubblicata il 19/03/2004
Lontano dal tuo respiro,
stanco d’infrangermi
con l’onda calma e nera,
rimpiango la corrente d’oro
che avanza verso riva,
dove lugubri anime di benpensanti
urlano al vento crudele
che li sperde.
Nell’ora suprema
del dolce tormento,
Meillach, la divina creatura,
si rivela,
canta libera, tra i flutti danzanti,
la voce di cento corvi l’accompagna.
Avida, inghiotte i miseri corpi,
squallor di carne profumato dall’onda,
non pietà per le anime confuse,
né gioia e riposo
nelle notti di sangue.
Rido al sole
e rido ai parenti,
ma io non voglio più ridere a niente,
che ritrovi il mare,
che le mie tracce
vengano in esso sepolte,
affinché i venti
ti riportano a me,
dal fango al sole.
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