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Utente eliminato
Pubblicata il 12/03/2004










Ore 03:28


Passeggiavo da solo. S'era fatto tardi. Dovevo decidere il da farsi e al più presto. DOVEVO, eh...come se fosse facile scegliere. ERO LIBERO DI SCEGLIERE. Già, LIBERO. La TEORIA affascina. È sempre così precisa, perfetta che al confronto la vita, la TUA vita, sembra essere d'intralcio, alla TEORIA. E allora ti senti in colpa, paradossalmente, per aver scelto, fino a quel momento, la VITA, o per averci pensato, anche solo per un momento, per un anonimo, dannato momento, a VIVERE.
Che c'entra la TEORIA?! Mi dissi, poi. È tutta una questione d'incontri, semplicemente. Di situazioni. E ora bisognava scegliere. Dentro o fuori. Una decisione. Secca.
Il momento era solenne. Ed è allora che si ha paura. Soli. Liberi. Faccia a faccia con se stessi, col destino che sorride malizioso, in silenzio, là, dietro qualche nube, in attesa.
Sedetti. Avevo bisogno di scrivere qualcosa. Parlo poco.
Sorrisi. Non era il momento di scrivere. Scrivere...è tutta lì la questione: SCRIVERE abbozzando un'esistenza o VIVERE semplicemente, sorridendo all'universo. Io, istintivamente o per vanità, ( e quindi, comunque, per istinto), avrei già SCELTO. Diciamo, anzi, che gli altri la vedono come una scelta. Devono classificare. Creare sistemi per tutto. In realtà, IO non scelgo nulla. So che non tocca a me VIVERE. Si sente.
Ma sono debole e perciò ci penso su, per un altro pò, così, per complicarmi le idee. Ed è allora che fai i confronti, e il paragone riaffiora, inesorabile. Con chi? Con gli ALTRI, chiunque.
Toccò a mio padre, di solito scelgo sempre lui, non so perché. Forse lo ODIO ancora. Forse siamo troppo simili. Forse. Forse ora con lui sarei ALTRO, cosa? Non saprei davvero, ma niente di buono, nulla di più di quel che sono. Poco probabile.
Non so dove sia o cosa faccia, dicono che si fa mantenere. Pezzo di merda. È più vigliacco di me, devo ammetterlo; non è cattivo, questo no, ma nemmeno poi così buono: sta nel mezzo. Galleggia. Mediocre.
Con lui il paragone viene facile, troppo. E nullità per nullità, preferisco essere una nullità che scrive. Sì. Decisamente. E poi non ho famiglia io, non ho figli da crescere. Non scappo io. No. Non sono come lui. Pazzo. Mai!..
Dicono che gli hanno puntato una pistola in gola, una volta. Dicono che in gioventù rinnegò suo padre. " MAI COME LUI! " disse. Non ci riuscì. Scappò via. Caso? Destino? Forse. Ho paura. Ma forse è solo una questione di situazioni, di casualità, di fortuna. Così mi dico, per vivere. La fortuna gira, ma chissà perché ad alcuni gira sempre al contrario.
A volte mi chiedo se ha mai pensato, lui, a suicidarsi, così per farla finita. È ipotizzabile. E provo pena per lui. Come fa a dormire la notte? Non si giudica mai? Lui tira avanti senza troppi pensieri. Striscia. Inutile. Forse ha qualcosa da dire, ancora.
Io sono giovane. Acerbo. E forse la scelta più giusta sarebbe quella di VIVERE, senza pensarci, sforzandomi di essere, così come viene, insieme agli altri. Al diavolo le poesie! Al diavolo Bukowski! Al diavolo Dostoevskij! Così sarebbero di sicuro tutti contenti. Forse è questo ciò che mi converrebbe fare: inculare il DESTINO prima che sia troppo tardi. Eliminare quel ghigno fatale dalle labbra della notte.
Silenzio. Tutto taceva. Meraviglioso. " Quasi quasi mi uccido ", pensai. No, banale. " E invece sai che faccio? Io ti sfido, DESTINO. Sì. Tu già mi conosci. E sai. Io non so niente. Zero. Ma so che mi lascerai fare. Lo sento, magari ci ripensi..".
Decisi. Avevo deciso da tempo, in realtà.
Mi specchiai in una pozza d'acqua. Mi persi. E specchiandomi m'osservavo, dal di fuori. Terribile. Con lo sguardo, scelsi una di quelle liquide sfumature, così vuote di me, e restai per un pò a fissarla, a fissarmi. Poi, all'improvviso e spontaneamente, balbettai la decisione. Al destino. Alle cose. Al mio corpo. A me stesso.
"...io SCRIVO, sarò i miei versi. Tu...tu.. VIVI, se ti va, al posto mio. Chiunque tu sia, non lo so. Non m'importa. Scegliti un ruolo e sforzati pure d'essere..che io non riesco, lo sai..non ne sono capace… E poi, un giorno, ci diremo com'è andata...magari gira stavolta, chi può dirlo...magari ti sbagli..".






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e mentre di scrivi
qualcuno si nutre
con le tue parole,
le assapora piano
le accarezza con la mano
e ne fa uno scialle
da buttarsi sulle spalle
in questa mattina
così rigida.

il 12/03/2004 alle 07:01