Quale più ambìto e salutar compenso
di un tuffo nell’aere fermo, immenso
mentre da quassù si domina sul mondo
e lo sguardo scorre della valle il fondo.
Intanto lieve e leggera dal suol s’innalza
salendo piano su su, di balza in balza
una nebbiolina umida, sottile, rada rada
fino a lambirmi i piedi mézzi di rugiada.
Un senso allora d’implacabile fermento
mi opprime all’interno, come di sgomento
in questo ignudo e glaciale inverno
al cospetto della maestà del Padreterno.
Poesia edita da libroitaliano