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Pubblicata il 11/03/2004
Un calice in fiore
di carezze
è sulla prora
venendo dalla mia notte
a toccarti con luce selvaggia
di questo corpo vivo a te immateriale
l'isola profumata delle tue gambe
che il semplice agitarsi della seta
la mia nave fantasma dirotta
alle tue labbra socchiuse
in torpore di melagrana.

La mia chiave di vetro
per entrare nella tua notte
che un mare immenso sparge di terra
finchè ti raggiunga
tra questa neve di Marzo
che viene ai vetri, d'inverno,
spoglia di petali, pupille,
portando l'eco del tuo corpo
nascente
di primo mattino,

Col suo manto di sale e spuma
i capelli d'alga
il drappeggio confuso
di frasi, luce,
inventando l'eternità
per seguirlo
e con altre risposte
alla seduzione silenziosa
di questo mondo.
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