A voi mi presento
trascinato e temuto
da voci di zingari
o racconti gitani
che mi hanno portato fino agli amati.
Sentieri innevati
e lastre ghiacciate
di un rosso purpureo si sono truccate.
Labbra innocenti
su corpi dolenti
di libero peccato
hanno indossato vesti sapienti
e così ammaliati
da un’anima viva dal sangue rapita
versato in coppe colme di vita.
Questo è il mio canto,
un’antica profezia
di giorni passati ma vivi e ancora assetati.
Passeggio tra voi
di silenzio coperto
e nel buio attendo
danzando col vento.