Non ho mai visto andar giù
tante perle bagnate!
Son così grandi che paiono fiocchi di neve,
ma distendendo la mano,
guardo in alto, nel cielo,
mi accorgo che non può essere
nient’altro che pioggia.
Guardo verso terra, laggiù,
noto una meraviglia: tutto muta
in un momento!
Strade bagnate e deserte,
ombre scomparse,
cielo cupo,
lampi, tuoni.
Le accompagno ad una ad una;
col lo sguardo seguo
queste lacrime silenziose,
perpetua manifestazione della natura.
Le vedo schiantarsi verso la voracità del nulla,
vorticoso buco nero,
in terra.
La vista annebbiata le segue,
il corpo sprofonda,
trasportato da queste lacrime di pioggia,
meravigliosa espressione della potenza generatrice di vita.
Ora è bagnato, annegato, inerme.
Adesso sono impazzite,
si susseguono l’una all’altra
come se non desiderassero altro
che schiantarsi contro il loro naturale destino;
lacrime avide di terra infuocata,
perle di rugiada,
destinate ad un unico scopo:
proseguire il loro ciclo naturale.
Non riesco più a distinguerle!
Adesso sono piccole e fitte, unite tra loro,
come se volessero formare
una barriera,
e non farsi più contare!
Alcune colpiscono vetri di finestre,
altre il mio viso,
le mie mani.
E ora, ancor più volente,
come se volessero difendere un loro segreto,
gelose, forse, dei loro misteri,
dogmi di madre natura.
I miei pensieri si confondono
col ticchettio schietto di questa pioggia,
che violentemente affoga il mio animo,
in una malinconia sfrenata
senza pietà.
Grandina.