S’accende a tratti il sole invernale
tra nubi che macchiano d’ombre
giù la valle, che prima del mare tende
distesi frondi di cisto arresi
ai rivi del prossimo orizzonte
e infonde subitamente risveglio che notte
trascorsa innalza lirico suo garrulo canto.
Dal basso sale verso l’insù del mesto
chiarore sciame di tordi in disordine
schiamazzo e testimone del sonno
appena andato.
Ecco ventaglio alato il vento di grecale
scompigliare luci e ricami abbagli
soli mentre carri sobbalzanti
puntano grigie stradette
per vie tra erbi e mucchi centrali
d’aguzze vecchie pietre,
lì dimenticate.
Ecco la mia valle
insulare confino che mira da sempre
il suo magico oriente.