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Pubblicata il 14/01/2002
Consumati
nel commiato lungo
logoro bifolco
e spargi d'imputridito seme
la terra biforcuta,
percuotila
col maglio salvifico
dei secoli
morti.
Dalle tue arrugginite
mani
più non sgorga alcuna goccia
di sangue
esalato tutto
al vento nordico.
Così
quando il mio corpo
cadrà disfatto sulle spine,
rovo altero,
non avrà più lagrime
il tuo pianto
e sullo stagno
avvizzito senza branchie
il barbaglio solare
sarà
spento.
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Devo dire che mi cogli impreparato, prima d'ora non conoscevo l'esistenza "dei racconti del Buon Dio" di Rilke. Per quanto rigarda la poesia devo essere sincero e dire che si tratta di un vero è proprio divertissement, di un'impprovvisazione nata un paio di anni fa cui poi ho ritenuto di dare questo titolo ritenendolo, a posteriori, il più adeguato.
Ciao
Antonio

il 14/01/2002 alle 23:27

La "è" è un errore di battitura causato dalla fretta.

il 14/01/2002 alle 23:29

al di fuori di passabili errori di battitura la trovo molto interessante

il 10/08/2017 alle 16:27