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Pubblicata il 13/01/2002
Ecco le vecchie ardite mura
stornate da un volo giocoso di colombi,
da voci peregrine
di una città in festa.
Vado incauto tra la folla inferocita
mosso dal vento che spazza la polvere
dai tetti donde
più il gelo si rapprende.
Poi un bianco lavacro
pure indora queste piazze illividite.

Gesti e gomiti s'accalcano
mani furibonde
stoviglie, cinafrusaglie
cose ormai vetuste
leccornie.
Il mondo fatto oggetto si divide
tra appetiti culinari
vinsanto ed altri intrugli digestivi.

La marionetta pende attonita.

Con il senso
brunito delle mani
accosto
profumi visi ciechi volti
vite di una fede prigioniere
fornaci foderate di velluto
pergamene.

- Un millennio di divide -
freme il sangue
alcune voci si susseguono
diacroniche
nel giorno.
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ciò che mi interessava di più non era tanto il contrasto tra la folla inanimata che agita(o che si agita)la composizione e le vecchie mura, quanto "l'atemporalizzazione" della scena (questo affinchè potesse apparire universale, valida per ieri come per oggi) e l'identificazione dell'uomo con gli oggetti della propria vita quotidiana. Non a caso ad una marionetta vengono attribuite delle qualità (restare attoniti è già un atto della coscienza) di cui l'uomo è privo.

il 14/01/2002 alle 15:44