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Pubblicata il 10/02/2004
Uno alla Luna

Bassa ad occidente dove s’attarda brunosa la notte
Turgida e di endecasillabi gravida
rischiarando sempiterne calli e l’animo, mio eri nel vespro.
Le luci dell’orizzonte parevano scorse con un dito
dal tuo velato crepuscolo trarre raggi e vibranti strali
nudo e con meraviglia a te, come mai mi sono mostrato
Lente le mie pene con le torme di clandestini desii
In processione mesta ti affidavo come cirri
Che cerchiati in cielo parevan adornarti di corona
Affilato era il mio spirito a cogliere cenni
Le domande mi tornavi come eco, risposte
ma dai tuoi raggi algidi aculei,maree di ascosti istinti
Non al cuor ma alla carne furon d’acchito segno
Secreti, impulsi come di fiera in sfrenata corsa
Per brughiere e forre, l’olfatto empito di ancestrali effluvi
E crine irsuto il pelo e artigli le dita e fibre a brani strappate
Dalla spaventevole vista a fatica il petto e le mani al tremor ritrassi
Le mani dalle mani ed il petto dal tuo seno,
E fuggii tornando all’impiantito lacero freddo e di Luna pago
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