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Pubblicata il 05/02/2004
Amore mio,
sono qui, davanti alla tela
che faccio e disfo
ogni giorno.

Ti attendo,
con la pazienza e la forza
che solo una donna può avere,
con la speranza di vederti in sogno.

Tuo figlio ormai
è cresciuto
conoscendo il tuo volto
solo attraverso i versi
di cantori ciechi.

Amore mio,
insegui pure i tuoi sogni,
valica i confini del mondo,
insegui Ciclope
col nome di Nessuno

-quello che sei ora per me-

I fili d'oro della tela
ormai sono lisi, corrosi dal tempo,
anneriti
-come la mia anima dall'attesa-

Amore mio,
ti ho amato con la passione
e la pazienza di Era,
e con la stessa forza
parto. Come te.

A rivederti, forse,
su nuovi lidi e terre,
in un'altra vita
-forse-

Che i flutti ingoino me
e la mia sofferenza.
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Solo ora leggo questa splendida poesia, in cui Penelope non è solo la fedele moglie di Ulisse, ma è il nostro attendere qualcosa/qualcuno che non sappiamo quando ma che arriverà... mi hai ricordato il celeberrimo " Aspettando Godot " di Beckett... sei stata davvero abilissima nel creare questi versi così " universali ", pervasi di una bella tensione lirica. Complimenti sinceri a te e un caro abbraccio.
Michele

il 06/02/2004 alle 17:40

grazie mille per il commento Michele... sei sempre molto gentile...
un bacio grandissimo.
paoletta

il 09/02/2004 alle 16:26