PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 02/02/2004
***

Forse non esiste nulla
più deprimente e diffusamente disagiante
di una scuola deserta.
Lunghi corridoi abbandonati
file di banchi
in sospensione temporale
cristallizzazione di un edificio
immoto e gelido.
In un luogo posto esternamente al trascorrere
rintocchi e scandire paiono
non arrecare mutamento.
Lontani gli anni di essa
e nonostante questo
la preferisco abbandonata.



***

Mi ritrovai su di un treno, un giorno, diretto dal capoluogo alla mia città.
Sedeva, pochi posti avanti a me, un vecchio, incanutito; se ne stava, un’espressione di sconfitta sul volto, a scribacchiare assiduamente su alcuni fogli con una penna a sfera.
Non potevo sapere cosa riportasse sulle pagine, certo, ma immaginai si trattasse dell’abbozzo di un racconto o di una poesia, di un pensiero della sua età.
Sistemò quelle carte battendone all’unisono sul tavolino in fronte a lui con un colpo di tosse roca.
Mio malgrado, l’innata composizione visuale (da sempre piuttosto fervida in me), continuò la sua carica travolgente prorompendo in una serie d’immagini contrapposte e parallelismi.
Stava scrivendo... oh anch’io lo stavo facendo.
Anzi, pensavo a quei tempi di non aver mai accostato parole in miglior modo... forse credette lo stesso in giorni remoti..
M’accorsi di una fede, al suo dito; ciò che ripudiavo... ma non potei far altro di figurarmi nella stessa condizione.
Quale incubo! Nemesi dei miei desideri! Tradimento! Tradimento!
Cadde in silenzio la mente giovane.







***

Vespero bucolico
campi coltivati a perdita d’occhio
tempestate di esse una coppia di colline volte ad occidente.
Le porte dei casali spalancate
lasciano trasparire una
stagione ancor mite.
Cielo roseo striato di nembi cinerei
vento caldo ritempra spiriti agresti.
Immobilità fiamminga
dipinto fotografico sfocato.
Calesse nero d’altri tempi
sorvolato a volo da un ritardatario
stormo di rondini.
Procede la vettura
al di sotto d’un lungo arco frondoso
lasciandosi alle spalle la fiera
del villaggio di sant’Ilaria.
Tornano alla magione
i figli della terra arata
nelle tasche di velluto
il compenso per le loro schiene rotte.
Mesta e pacata umile compostezza
lentezza narrativa e grigia composizione.




***

Inorridisco a pensarmi tra anni da ora.
Quando giorno per giorno mi costruirò una monotona quotidianità dalla quale impossibilmente troverò scappatoia, magari neppure cercandola.
Quando avrò dimenticato quelli che saranno considerati unicamente come desideri di fanciullo e la poesia ridotta a stretto appannaggio di sere intinte in ricordi di trascorsi.
Ed allora sarò un uomo come tanti altri il cui tumultuoso e lunare passato si perderà in quelli che sono comunemente considerati errori di gioventù.


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