PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 01/02/2004
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Calette caraibiche illuminate da fiaccole.
Città gotiche e vittoriane rischiarate di notte.
Tutto questo s’affolla e fonde nel più ampio disegno di un sogno bambinesco.
L’esser lontano possedendo uno scopo attivistico, questa l’illusione.
Esser invece qui, costretto a ravvisare minuscole crepe solcanti i visi delle perfette statue di marmo bianco collocate nell’agone della vita
e scoprirne l’imperfezione
e trovarne l’assurdo
come mai nessuno fece prima.



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Sono infin sveglio a ripensare alle visioni trascorse questa notte mi sono comparsi in sogno gli spettri del mio passato, le ombre di persone indigenti, coprofagi tra i letamai, i peggiori tra i peggiori...
... ed il disgusto al pensiero di un possibile incontro si configura a spauracchio.






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Ti riconosci?
Riesci a vederti tra le righe?
A delineare il tuo ritratto?
Tu che fosti la prima all’ombra di un castello e tu che fosti la scoperta sopravvalutata e poi denigrata.
Notte viennese di fugace trascorso nelle prospettive di un impossibile poter essere.
Ti ricordi, occhi di ghiaccio, un bagno notturno?
Frutto di una bottiglia e frutto di altre sappiate: non sono redento.
Due lune celermente trascorse.
Lontana presenza, non merito la tua fedeltà.
Un ricordo, fummo fuoco e ghiaccio messi a raffronto, ma non sei dimenticata.
E a te specchio della mia arroganza e del teatrino della mia freddezza.
Crine di grano, ti rivelasti fiele...
E tu mio peccato d’accidia e vanagloria, troppo durò forse lo scempio.
Mia assoluta follia ed abisso della mia perdizione...
venitemi a salvare.





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Notte di ogni santi
la credetti più fredda
di quella trascorsa in passato.
Mi accorsi solo di quanto fu anonima a cristallizzata.


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