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Utente eliminato
Pubblicata il 27/01/2004
Pendono
sillabe rosse,
di rabbia
e d'odio insieme,
lì, nel centro del sagrato;
pendono
le anime morte,
a scontare il dolore
di sguardi
inumani
e secchi.

Pende
il volto di un uomo,
pende
un esempio
di folle grandezza,
pende
l'errore
di un popolo intero
che colpisce chi esaltò.

Redime
la mano
che dello stesso
peccato si tinge?
Redime
ammazzare
chi,
dentro,
morto già lo è
da tempo?

Io, non so,
forse,
mah..
forse doveva finire così,
o forse, chissà,
l'uomo umiliato dall'uomo
non sa perdonare,
non può.

E pendono
le anime morte,
tuttora,
nella memoria sporca di sangue,
sospese a ganci
d'acciaio
che rompono il cuore,
disperdendone altrove l'essenza.

Non è cambiato niente.

Chi ammazza l'uomo
perché ha
anch'egli ammazzato qualcuno,
uomo non è,
per me non è persona:

e
lo sguardo,
come allora
mi trema.
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Questa tua poesia è estremamente intensa e densa di significati, commentrla? superfluo...
leggerla e cercare in noi risposte e domande che tu hai saputo sollevare.
Ciao
Sergio

il 28/01/2004 alle 14:31

leggendo questa tua "macabra" poesia....mi è venuta in mente l'immagine delle catacombe di palermo.......eh si.....li' ci sono davvero ii morti appesi,.....le anime non so...forse quelle sono volate via...ma i corpi distrutti dalla morte ci soono e mettono ansia come le tue parole......
bella la penultima strofa...mi trova daccordo con te....
un caro saluto...
Mary

il 28/01/2004 alle 19:36