PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 26/01/2004
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Il pensiero vagava aleatorio ed instabile, saltando da un frammento all’altro; fondamenta malferme.
L’attenzione per le più insignificanti manifestazioni dell’agire fattasi maniacale.
Risultava allora più un esercizio di scrittura che una reale trasposizione su carta del marasma.
Era uno scrivere del non avere alcunché da scrivere; era il fondo; era il non aver più parole, sprecandone di trite per supplire questa mancanza.
Era cercare vecchi specchi opachi per riempire lo spazio momentaneamente vuoto… e poi… tra l’altro… non per potersi rimirare, ma per saturarlo… quello spazio.
Era un battere ancora sul ferro già temprato, un battere sul muro già dimostratosi invulnerabile; titanico a confronto del piccolo; eppur così semplice sarebbe aggirarlo.
Ma in fondo… non stavo cercando un modo per perdere un po’ di tempo?
Va bene: sinceri fino in fondo, come da sempre prefissato…
non saggio, non composizione poetica.
Mi ritrovo sospeso… sei ore trascorse ed altrettante da trascorrere.
La mente viaggia epilettica da un corpo all’altro del filo del mio ricordo.
Troppo elettrica per poter soffermarsi su un suo mondo.
Ogni vocazione appassita sul nascere.


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Mi sono stufato di tutti coloro che parlano di ciò che non conoscono, di coloro che disquisiscono della consistenza del fumo, di coloro che cominciano dodici volte lo Zarathustra, leggono le prime sei pagine e poi lo commentano come se ne fossero padroni; mi sono stancato anche di quelli che applicano la filosofia alle loro pentole di casa, come palliativo per la loro miserevolezza, di quelli che vivono nel passato e di quelli che hanno bisogno di continuo sostegno perché insicuri; che in ogni loro agire hanno bisogno di qualche bel fantoccio che gli ricordi di quanto la loro causa sia santa, immacolata, verginale e giusta, in tutto e per tutto giusta.
Di quelli che si aggrappano ad alti valori morali per giustificare il loro fallimento, atto compiuto per distogliere la loro già poco acuta consapevolezza comune; di coloro che non sanno e non vogliono risolvere i loro problemi.
Ho le tasche piene anche di quelli che si piangono addosso, o peggio, che vengono a piangerti addosso; di coloro che passano la vita da incazzati; di coloro la cui massima aspirazione è apparire; di coloro che mancano di coraggio.
Ho fatto indigestione di psicotiche, psicolabili ed insicure; di bandiere al vento e di soldatini e cani ammaestrati impauriti, ma sempre e comunque scattanti allo schiocco di frusta.

Di re per forza
di mendicanti per forza;
e imposizione altrui.
Mi sono venuti a noia pedanti, indottrinati, ottusi, poeti e filosofi sconclusionati, statue e vermi, sbarre e catene, porte chiuse e porte non aperte, estremisti e moderati in nome altrui.
Siate semplicemente ciò che volete e siete; e non ciò che vogliono o volete apparire essere, in coscienza e consapevolezza.
E’ ora di smettere di parlare con la bocca degli altri e d’aria.




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Cercano capri espiatori proseguendo l’opera di autoconvincimento, si creano palliativi mentali del tutto infondati.
“Se non ci fosse quel serpente…” essi si dicono “…mio figlio sarebbe pecora e non lupo.” ; ridicole, mendaci speranze.
Più facile crearsi schermi, spessi ed insonorizzati, tra il sé e la presa di coscienza ; più facile condannare terzi che accettare la verità.
Con questa condanna allontanano dalla loro psiche la consapevolezza che i loro figli non sono ciò che speravano fossero.
“E’ colpa della società, è colpa del reverendo, è colpa delle amicizie, della fortuna…” ecco ciò che essi si dicono.
Ma difficile è accettare: “E’ colpa del figlio.”
Indipendentemente dalla presunta locomotiva che li traina, troverebbero un’altra bandiera o se la creerebbero.


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Dita rigide
scheletrici rami di incorporei alberi
muscoli che si tendono
occhi sgranati e fissi
il pulsare del sangue
gelidi brividi a fior di pelle
le tempie paiono rimbombare ed esplodere
la chioma rizzarsi
profondi respiri
flash di braci ardenti
il sentirsi sprofondati
in una grotta di ghiaccio cristallizzato
l’annusare l’aria
ristagnante del preludio
i battiti martellanti del petto vivo
pressione opprimente dal profondo
della terra spaccata
e riarsa dall’ingiuria
membra frementi nel ribollire dell’ira
sua esplosione




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perdonami se non saro' di molte parole.una cosa:e' tutto cosi'...vero quello che dici,con uno stile infinito.grandioso

il 26/01/2004 alle 13:05

Gran bella è la tua lirica e grande è la tua delusione.... Se ti va di rispondermi ti chiedo....e di te, sei deluso?

un salutone
ac

il 26/01/2004 alle 15:06

Grazie...
Mi ha fatto molto piacere il tuo commento.
Grazie ancora

il 01/02/2004 alle 16:58