E i sogni, la notte. E la rabbia che segue al conforto.
Le tristezze amare. La valigia mal riposta di un viaggio
ancora solo pensato. E quanti credevano in te.
Quanti ti amavano. Gli amori poi. Gli amori.
Quelli sì che.
Quelli.
E le giornate di sole. E le buie.
Nemmeno un filo di vento. Oppure tutta la forza della natura,
lì, per te, in un solo secondo di alito.
Le mie calze marroni. La tua maglia di mille colori.
E i pensieri. I pensieri.
Quanti.
E poi a cosa tutto questo?
A cosa?
Per le vie d’improvviso una voce
s’avanza lieta, che manca all’appello.
E non è tempo, non lo è più,
scavata, si appresta al grido.
A cosa tutto questo?
E le stagioni su di noi. Le foglie amaranto. Che poi.
Poi tutto. A cosa?
L’amarezza del non ritorno.
Basterebbe non aver coscienza del principio.
Una linea che s’insegue, al contrario, per la strada,
quella vera - quella vera - tremenda.
Gli amanti. Chiedono al sapore dei loro occhi che lanci,
durature, le celate promesse. Gli amanti. Quelli. Non lo sanno.
Loro no.
E poi queste mani che chiedono. Queste mani che danno. Queste mani che cantano.
L’intreccio poi.
Chi lo scioglie? Chi separa? Cosa diamo noi per un solo attimo di gelo.
E il terrore. La paura. L’occhio che gonfia - gabbia di sé - come
queste mani. Queste mani che chiedono. E non sanno. Si amano.
L’una dell’altra compagna.
A cosa tutto questo?
Basterebbe.
- E basta - Se solo fossimo di questa brezza, noi! Se solo
fossimo!
Al grande poeta
Rainer Maria Rilke:
dopo di lui, più nessuno.