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Utente eliminato
Pubblicata il 21/01/2004
Tenue, un cigolìo d'acque
gialle, mormora di lontano
e allo sguardo s'avanza;
il sole azzurro più non rugge
tra gli sbiaditi vapori
del crepuscolo autunnale.

Quando lessi del male di vivere
tacqui come tace chi
non ha più niente da dire:
flutto
amaro
d'esistenza,
appresi l'acerba angoscia
di chi fu naufrago cosciente.

E sento mio quel male
che dentro,
grigio,
mi tramonta oceani .

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Il male di vivere, è una angoscia sempre acerba.
Questa tua poesia tocca corde di consapevolezza
profonda con partecipazione e lucida sensibilità.
Bella la poesia e bravo tu.
Sergio

il 22/01/2004 alle 08:54

hai conferito qui una profonda, intensa impronta a quell'inestirpabile intima ferita sempre aperta, caro fabio! Ed è una grande poesia, come quel male.
Un caro abbraccio.
Max

il 22/01/2004 alle 14:07

mai letto il male di vivere...ma provato si.....e chi non ci è passato?
questa tua poesia come altre precedenti che mi son piaciute tanto...trasmettono un melessere profondo.....e si tramutano in parole che lasciano un segno...spero solo, e te lo auguro di cuore, che riescano ad esorcizzare un brutto momento.....lasciando spazio e tempo per parole più colorate.......
un abbraccio
Mary*

il 28/01/2004 alle 19:48