Nei borghi che cantano mani esauste -
dove ogni fessura respira fiumi
di cielo, quando la più alta colonna
sparte dal miele divino dolce ombra
e s’arresta di dorato stupore
alle case disumanate, colta
nell’aspro fragore della speranza,
la mia voce - poserà un lungo abbraccio.
In fuga dai contorni lievi, deboli,
come queste rocce trasudate di
cristallo. Muta falce che nascondi!
Macchia non vedremo, noi, col nostro occhio:
luce disperde i colori di un tempo
dove riposa la gioia che portavi.