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Utente eliminato
Pubblicata il 20/01/2004
Nei borghi che cantano mani esauste -
dove ogni fessura respira fiumi
di cielo, quando la più alta colonna
sparte dal miele divino dolce ombra

e s’arresta di dorato stupore
alle case disumanate, colta
nell’aspro fragore della speranza,
la mia voce - poserà un lungo abbraccio.

In fuga dai contorni lievi, deboli,
come queste rocce trasudate di
cristallo. Muta falce che nascondi!

Macchia non vedremo, noi, col nostro occhio:
luce disperde i colori di un tempo
dove riposa la gioia che portavi.
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come sempre bellissima
F.

il 21/01/2004 alle 00:56