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Pubblicata il 08/01/2004
Quando morii
senti lo sbattere veloce
di un'ala d'angelo.

Sentii il silenzio della stanza,
agghiacciante,
la mattina scomparve dopo il dolore.

Tra folate di tempesta
uragani
cadevano impietriti sassi
su tetti di acciaio.

Gli occhi non piangevano più,
dileggiava la bocca un sorriso,
come un re
sferzavo l'attacco.

Dove arrivai,
donai i miei ricordi
e una parte di me cedette
sopra spine di rovo
amaro,
sanguinando gocce bianche.

Una luce bianca mi sfiorò,
finestre non c'erano
ma la pace si,
di quel territorio argenteo.

Ora * OO29 * scandita da lancette dorate.



Alexia
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Jul

Tesoro, sarebbe dolce morire come tu hai immaginato. Hai impiegato immagini particolarmente delicate che mi hanno affascinata:
sanguinando gocce bianche, come un re sferzavo l'attacco.
Un abbraccio di petali di rose candide per te,
Giulia

il 08/01/2004 alle 18:52

Molto toccante, coinvolgente, la poesia è pregevolissima, il suo valore è superato solo dalla tragedia evocata.
Un abbraccio!
Axel

il 08/01/2004 alle 21:08

un brivido dona questa tua breve poesia..... immaginare di morire questo solo ci è dato perchè saperlo prima non si può.....ma forse è meglio attendere altri 100 anni...per scoprirlo...non credi?
baci
Mary

il 08/01/2004 alle 22:06

Quando morii non mi sfiorò nessuna luce bianca...........Quasi quasi sono invidiosa!
Scherzi a parte è una poesia stupenda.
Ciao, Carmen

il 09/01/2004 alle 08:09

forse moriamo..ogni volta che rinasciamo..

una rosa bianca come le tue gocce..per te, dolcissima
LUna

il 09/01/2004 alle 16:31

Molto bella

il 14/05/2019 alle 11:45