Io vorrei intuire, dalle volute
della tua voce descritte nell’aria
e svanite ai miei occhi subitanee
come nuvole eccelse, la tua vera
sostanza, sortendo da questa vana
illusione: palude di specchi che
moltiplica soltanto il mio affanno.
Non so come accadde,
né mai se avrà fine questo rifugio
mutato in catene, amaro limbo
del non essere ancora: agogno
ormai soltanto la stasi del
tempo, l’istante che un flebile
sogno colora.