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Utente eliminato
Pubblicata il 08/01/2004
L'ho rivista,
ho rivisto la casa
e l'ampia veranda
in cui, rintanata,
disperatamente speravo.
Settemilacinquecento giorni,
li ho contati quasi tutti,
mi separano da allora;
ma non tutto è finito,
ma NIENTE è finito.
Tutto il dolore
è ancora qui,
a frantumarmi
il cuore.

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Bellissima, toccante, profonda. Un luogo conserva per anni i ricordi, le sensazioni. Gli stessi odori del luogo risvegliano i ricordi. Ma se osservi bene vedrai che qualcosa è cambiato, che i muri si sono scoloriti, del muschio cresce nelle crepe che si sono aperte nei muri. Se riesci a vedere queste cose allora qualcosa è cambiato anche in te...
Ivan

il 08/01/2004 alle 10:06

...Tina....bellissima questa breve poesia e...toccante....chi non ha una casa in cui tornare significa rievocare, ritrovare, qualcosa che forse si pensava perso per sempre....a volte basta anche chiudere gli occhi e immaginare e tutto riprende vita...è un dono che abbiamo e che ci teniamo stretto soprattutto noi che riusciamo attraverso le parole a dar vita alle emozioni.....ed è un dono che ci permette di non far morire MAI il ricordo, il passato, cio' che è stato....
BRAVA, BRAVISSIMA...Baci
Mary*

il 08/01/2004 alle 10:47

non è molto importante quanti giorni ci separino da un ricordo... ma è sempre lì, evocato da piccoli gesti, dalla casa che rivedi, dai luighi che hai frequentato, da una prola, da uno sguardo.
difficilemente finiscono i dolori, vengono solamente colmati da nuove esperienze....
bella davvero la tua poesia

Francesco

il 08/01/2004 alle 11:48

Vent'anni, un istante, per il cuore...
Drammatica, perfettamente espressa dalle tue parole, c'è da aggiungere solo il mio abbraccio!
Axel

il 08/01/2004 alle 13:18

La percezione tragica del dolore, ben consapevole e viva oltre i lustri del tempo, partecipata a chi legge, e ti sente, con tutto il penetrante spessore di questi semplici versi.
Un abbraccio forte.
Max

il 08/01/2004 alle 15:08

non esistono parole per alleviare certi dolori quindi solo un abbraccio e una carezza.
bacio
vento

il 08/01/2004 alle 15:33

...capisco cio che vuoi dire nella maggior parte dei casi i ricordi sono solo un gran tormento dell'anima.....e si sarebbe meglio scordare...perderne ogni memoria.....ma a volte pensaci...è un dolce soffrire....
un bacio
Mary

il 08/01/2004 alle 16:07

Tutti abbiamo una casa così dentro al nostro cuore. La mia è quella dei miei nonni, in un piccolo paese delle campagne vercellesi, una casa umile, di contadini, ma era il mio rifugio, il mio buen retiro e i miei nonni, sempre pronti ad accogliermi, con il loro sorriso, ancora adesso, se chiudo gli occhi li rivedo... Amica mia, una lacrima è sgorgata dai miei occhi, leggendo la tua splendida lirica, pensando ai miei nonni, a mio zio, figure care che ho ancora negli occhi e nel mio cuore e un'emozione profonda anche questa volta, come ogni volta che ti leggo mi è nata nel cuore. Grazie, grazie davvero per tutto quello che scrivi. Bacione grande, grandissimo.
Michele

il 08/01/2004 alle 18:08

Il dolore è difficile da far passare la ma la gioia della vita è ancora più forte, sopratutto dopo che si esce dal tunnel del dolore. E quando riusciremo ad uscirvi completamente allora la luce sarà pace nei nostri occhi e l'amore del nostro creatore colmerà tutti i vuoti che noi e gli altri abbiamo creato in questa vita.

Cercando di accendere un lume di speranza ti saluto

Oixen

il 08/01/2004 alle 18:37

il 08/01/2004 alle 18:57

Traspare dolore a distanza di 20 anni nel ricordare il tempo passata in quella casa che per certi versi si vorrebbe dimenticare, ma è sempre lì davanti ai tuoi occhi. Poche righe che racchiudono una storia.
Quasi inutile dirti che è molto toccante, cara Tina.
Un abbraccio
Cesare

il 08/01/2004 alle 19:01

Cara TINA non immagini quanti ricordi tristi ha riportato in superfice questa tua poesia.....anchio ho voluto rivedere la casa ( o meglio l'istituto dove per tre anni ho vissuto con angoscia e disperazione il distacco dalla mia famiglia).Ho riprovato tutta la sofferenza di allora ....ho rivisto una bimba ( me stessa ) in un angolo di un enorme terrazzone, a succhiarsi il pollicione tra la completa indifferenza delle suore che mi chiamavano "SELVAGGIA "perchè non riuscivo a socializzare con gli altri.
La mia sofferenza è iniziata dall'ora e tutt' oggi non riesco ad estirparla completamente dalla mia esistenza.
Un fortissimo abbraccione "cara amica"....
GABRIELA.

il 09/01/2004 alle 11:16