PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 07/01/2002
1.

Il sole era il riflesso della mia
anima, specchio di un candore che
più non esiste. Si invecchia, lo sai?
La tua dolcezza, come calamita
che chiodi e spilli attira, a te mi traeva;
la tua bellezza era dote superflua.
Quando mi volgo indietro ancora penso
di scorgerti, ma sei lontano punto,
sempre più piccolo, distante anni.

2.

La notte sillabava le sue ore,
scandite fino ai fuochi d'artificio.
La tua presenza al mio fianco era nuova,
il tuo vestito a fiori tra le luci
gialle delle vetrine e i bar aperti.
Come un elettrochoc fu la passione,
rendermi conto che quanto accadeva
prendeva il nome abusato d'amore.

3.

Venivi nei miei sogni e mi tentavi
recitando la tua parte gloriosa,
infilando discorsi, nudità
e sorrisi versati al mio ricordo;
lasciavi che mi commuovessi, tu,
e con che noncuranza ritornavi
altre notti, magari dietro un vetro
impedendo il contatto alla mia mano,
concedendo il silenzio oppure il nulla.
Mi provocasti persino talora
al punto di gettarti contro di me,
nuda come Eva al centro del mio Eden.

4.

Adesso come ti comporterai?
Spesso mi chiedo di te che ne è stato,
se ridi, scherzi e fai l'amore, se
una maternità ha reso giustizia
al tuo istinto di donna, se c'è un uomo
che ti sta accanto e ti ha resa felice.
E cado sempre nel mio vecchio gioco:
come Gozzano rimpiango la vita
che poteva essere con te e non è...
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Spero anch'io che l'"ultima" del titolo sia una finzione poetica. Ti ringrazio per la "musica delle parole": è quello cui miro quando scrivo. Montale e Luzi però sono inarrivabili.

il 08/01/2002 alle 19:42