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Pubblicata il 05/01/2002

Ti vedo stesa accanto al tuo dolore,
ormai il solo a farti compagnia:
vecchia e malata, passano le ore,
tu attendi l'alito che ti porti via

della Morte, Madre della Notte,
Signora dei fantasmi del passato;
canto prezioso, con le note rotte
dall'uomo, dal suo grido disperato.

Occhi fissi al soffitto; mente persa
apparirebbe a chi vuole ignorare
che hai vissuto e che hai potuto amare,
che un tempo sei stata ben diversa:

sei stata bimba, hai apprezzato il gioco,
i rimbrotti, le grida, le sorprese;
sei stata donna, con le sue pretese;
e madre, e moglie, seppure per poco.

Sai che il mondo già ti ha abbandonato,
mentre il legame tu lo senti ancora
con la vita, che vuol lasciarti ora,
prima ancora di avere sistemato

te stessa verso Dio, i tuoi parenti,
i pochi e vegliare il tuo respiro,
e te ne vai, senza più lamenti,
emettendo un ultimo sospiro.

Per i tuoi grandi affanni, il tuo lavoro,
per quanto hai dato, per il tuo sorriso,
gli angeli tutti si uniscano in coro
e ti portino serena in Paradiso.

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