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Pubblicata il 15/12/2003
prateria che l'occhio si perde
coperta da un cielo cupo
di tempesta il suo carattere.
e una poltrona
in centro, di cartone,
sta abbandonata
davanti ad un vecchio teatrino.
mi siedo e l'odore di carta,
misto a quello d'erba
annebbia i miei pensieri.
carillon lontani annunciano l'inizio dello spettacolo.
s'apre la tenda scolorita
e spettacolo d'uomini - legati-
e spettacolo di donne - legate-
s'avvia.
son marionette.
guardo
bruschi movimenti, teste penzoloni
danzano - funerei-
al ritmo incerto d'un piano
scordato.
donne gementi,
uomini con sguardi truci
che l'occhio, in una smorfia,
increspa.
e s'alza il vento
e s'alzano le gonne delle donne
che le gambe
con tagli e graffi son adornate.
e pioggia scende
e la poltrona s'inzuppa
a poco a poco si scioglie
che rimango seduta
su poltiglia cartacea
attonita dal muto spettacolo
solo di grida composto.
infame mondo di maschere
e spettri umani
teatrini di violenza
scivolano sotto il nostro sguardo
suscitano in animi
tristezza
disgusto
pena
mai che alcuno s'alzi però.
giacchè sprofondare
in un giaciglio che d'ipocrisia eè sfatto
sempre è più comodo
che ALZARSI a spingere quei carretti
che tentare di SLEGARE le corde.
vergogna d'un mondo
che mi dona tutto
- ma siceramente ringrazio-
non mi manca niente,
infiniti dubbi, atroci
uno:
è aria quella che respiriamo
o sono solo gli ultimi
soffi vitali
della gente che ora muore?
è grazie a loro,
al massacro,
allo sfruttamento di corpi
alla morte d'animi
che noi Viviamo?
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