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Pubblicata il 14/12/2003
Un'ora spaccata al meriggio, un'ora quasi risicata
se la canicola non ha fuso l'orologio. Sadico
schioccare del termometro, disidratazione dei muri,
calce giù per la gola, e il giorno è una increspatura.
Gloria delle alte imprese e della vita barocchesca.
Ho scordate, le stavo giusto scrivendo, tutte
le nostre chansons à boire.
Esiste ai propri piedi, fra gli sterpi
fra l'erba morta dove sfilano le serpi,
esiste, se lecito è dirlo, un piccoletto
artropode con sei forti polpacci e
la corazza rossa; che tenta forse di spiccare
il volo; e annaspa coi suoi piedi fra le sabbie.
E un altro piccoletto è grosso cinque
volte lui, arranca là a manca
trascinando il suo nero carapace
e la formica stramazzata a terra, là
la testa sporta appena dal suo buco
nel suolo, per vedere
se spuntasse fra i sassi un pennone
se passasse laggiù qualche Rivoluzione.
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Certo che è lecito dirlo! anzi è doveroso farlo e ti dirò di più, chi sa e tace è connivente...
A tutti i carapaci che annaspano... que vivan!
Zordoz

il 15/12/2003 alle 09:11