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Utente eliminato
Pubblicata il 30/11/2003
Rosa d’argento
forse ignorava
che pure il silenzio
era una prova
per espiare un tenero tormento:
l’esser dipendente
col cuore e la mente
da una favola d’incanto
e fremere al calore
dell’inebriante miraggio
di un àncora assidua
di salvataggio.
Rosa d’argento
già conosceva la sofferenza
della rassegnazione:
lo sbocciar di petali
ritmato era
dal vortice scandito
della primavera.
Rosa d’argento
d’ebbrezza tinse la corolla bella
all’idea sincera
di diventar una Fata,
di fare a meno della Rugiada,
di esser come il Vento
libera nell’Aere fecondo
e sempre fertile
sognava lo stelo verdeggiare.
Avrebbe voluto al cielo volare
abbandonando i legami naturali
per risplender
come perle d’ambra nei laghi lunari
coi compagni suoi
alberi di ciliegi
e fossili e siepi ai suoi piedi.
Le nevi alte voleva affascinare
e l’azzurrità cristallina
della stella alpina sfidare
…Marciare a piedi nudi
e parlare coi castelli
col vento tra capelli.
Sconsolata, la regina argentea,
Dea dei fiori
ad ogni parata, riconosciuta,
al mirar d’un angelo brillante
le spuntò una lacrima umana
che umida scese
per le lunghe sue chimere
che ondose diventarono,
scarlatte e profumate di fior di nespolo.
Riflesso era l’arpeggio del giovine alato
nella scia scarlatta
della mezza luna assopita:
rapita dalla magia divina
sembianze su brivide si fecero
e pelle ossa diventarono
e fu attirata dalla bellezza
di quella visione rosea
che si sentì trasportare
e dalla radice sradicare
fin quando lievitando tra le nubi
si ritrovò nel cosmo celestiale
intraprendendo il sospirato
viaggio lunare.

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per questa rosa d'argento delicata..te ne porgo una bianca di carta, dal mio sorriso illunata..
Luna

il 01/12/2003 alle 12:55