Giullare senza corte,
che vaga sognando
l’apprezzamento
ma quello d’un tempo
che la civiltà ha reso spento.
Volto dipinto
senza alcun nome
che vive di risa senza ragione.
Amico buffone,
rispettoso nei giochi
colorato di andate passioni,
simile ad ignoto animatore
privo di legami,
altrimenti…
muore!
Magie ristoratrici
sua linfa di vita,
ma solitario s’appresta
a passare funesto
il resto d’una giornata intensa.
Uomo di paglia
annullato nella maschera
sconosciuta e di plastica.
Delirio di bimbi in corsa.
Ricordi adulti
ed evasione di molti.
Sonagli e campane.
Piattini sonanti.
Campestri i luoghi
che ruotano attorno
all’Enigma
privo di risvolto
che sonnecchia in piazze,
ma vuote, senz’ ombra,
quando sfinito
non ha più la voglia
di giovare ai giovani
col giuoco improvviso.
Ride e sorride
alle luci dell’alba
allarga le labbra
sgrana gli occhi
e contrae la faccia,
inizia di nuovo
rifocillato dal sonno
il teatrino di sempre
e fa rivivere fatalmente
le sue storielle
Ma quando il rossore improvviso
del tramonto cattivo
irrompe dipingendo
le strade di mirtillo
il fantomatico mistero
cambia sincero
e l’arlecchino fantoccio
sorpreso ad un tratto
si rannicchia disinvolto
e con un balzo felino
serio ma avvizzito
riprende il suo cappellino
e dopo un inchino
scappa ossequiando
per donar luce e fiabe
ad un altro bambino.