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Utente eliminato
Pubblicata il 20/11/2003
Duro e bruto d’un uomo crudo.

Tutto d’un pezzo t’aggiri
tra freddi archivi
e sembri imitare
fiere in cravatta, recluse,
sradicate da tempo
e immerse nel limbo.
Le serrate labbra tue
si mordono la lingua
e sibili, al posto di parole,
s’odono dall’alto d’una nicchia
pervenute da chissà dove.
Le tue fauci, dottore,
raccolgono in fondo
gli slanci arrugginiti
del tuo rigido cuore.
Tra rantoli e sbuffi vuoi comunicare,
non più abituato a conversare
come un tempo sapevi fare.

Torvo esamini i tuoi atti
tutto il giorno,
ricurvo come un corvo,
e timbri piovono
come sigilli a stelle,
meteore fittissime
sui capolavori tuoi di sempre.
Poi incupito e diffidente
scruti il tuo reame
coi piedi in punta,
e sbirciando da grigi occhi
t’inoltri in un “discorso”
col tuo computer multifunzione.
Però dopo una breve attesa
tosto e puntuale
t’annaspi sbigottito
sulla scrivania d’ulivo:
pretendi sempre una risposta!
ma sai che questa
non s’appresta ad una domanda fessa!
E t’arrabbi!
-Povero dottore! Non sai che i computer
non campano di sole parole!-
Sicché, ingrato, sbatacchi carte in pila
e a gran voce chiami l’ assistente
che con fare suo innocente
ti risolve l’arcano
e poi va a riporre
il suo essere divertito
da te il più possibile lontano.

Ma sai d’avere un fastidio interiore,
orso bruno d’un dottore,
che testardo più d’un mulo
non ti vuoi togliere il vizietto
che toglie il fiato…e prima o poi finirai a letto!
Infatti brancoli per ore
nella tua cella dorata
di nauseante odore
e finirai per toglierti la favella
con tutto quel fumo
nella garganella!
E il respiro corto
invece di far da campanello
t’attufa il cervello,
così potenzi l’esser tuo
a uomo “duro”, come dico io.
Ma in te c’è pure qualcosa di bello:
traspare dalla rarità del tuo sorriso
e dagli occhietti blu
che s’aprono improvvisi
per un semplice fatterello.
E’ lì che scorgo
quel luccichio pulito
che illumina il tuo viso,
e sospiro rimuginando
che l’anima tua di piombo
puoi scrollarti da dosso
e che la tua corteccia ammaccata
può esser ancora modificata!
Oltre questo vedo
un cuore, non avvezzo più al sorriso,
stanco,
di persona ch’ha dato tanto
e teme, lottando,
il suo insperato tramonto.
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