Il cielo è odiosamente lì,
ancorato ai quattro angoli
di un orizzonte circolare
sopra mare di bluristagno
cucito in modo irregolare
all'orlo duro degli scogli
Insipida schiuma in frantumi
delimita il confine
tra la mia vita
e i suoi sogni infantili
Alberi lebbrosi,
nudi di foglie e di corteccia,
infilano ossute dita di legno
tra piccole pietre bambine
fingendosi boschi
dall'odore di muschio nero
e perfido aroma di funghi
Butto i miei occhi
fuori dalla finestra
e piango il mio corpo a gocce
sul letto in decomposizione
con ancora i tuoi disegni a confondersi
con la rabbia delle lenzuola
Dovrei strappare a morsi
quel che resta di te,
caduto dalla tua valigia
appena dietro la via di fuga,
invece,
appesa ad una lacrima
imploro il tuo ritorno