Era un tamburo sacro
fatto con la pelle del cuore della terra
scandiva i ritmi del mondo
facendo danzare i sorrisi
poteva cambiare
la notte col giorno
legando l’alba al tramonto
il buio alla luce
gli adulti tornare bambini
Era un flauto magico
forgiato con legno di radici del cielo
riempito di lacrime di gioia
riusciva a sciogliere la roccia più dura
parlava coi fiumi inseguiti dal sole
raggiunti sul limite dell’orizzonte
e suonava
suonava
cullando un abbraccio di quiete
Un giorno s’incontrarono
il flauto e il tamburo
e si riconobbero
scambiandosi lacrime e sorrisi
il dolce e l’amaro
il contorno dei visi
Stretti tra loro
si misero in viaggio
verso fronti e trincee
tra ragioni e verità prigioniere
nei sentimenti appesi al filo spinato
nella follia delle leggi di mercato
Andarono dentro la rabbia degli uomini
nei campi dell’odio artificiale
tra filari di vendette promesse
e mantenute
nell’arroganza armata di bombe
nel conflitto e nella guerra
e insieme
cominciarono a suonare
Il flauto suonava e suonava
il tamburo batteva e batteva
ma non contenti
provarono al contrario
il tamburo suonava
e il flauto batteva
ancora e ancora…
in un vortice di balli
senza tempo
I denti, lentamente
smisero di digrignarsi
la rabbia si spense
e i corpi
iniziarono a scambiarsi gli spiriti
le mani si strinsero
gli occhi si guardarono negli occhi
mentre la guerra
si trasformava
in pace
Fu allora che il sogno e la realtà
non riuscirono più a distinguersi
e il cielo
e la terra
e il sole
e la luna
si abbracciarono felici
il flauto e il tamburo
di nuovo in viaggio senza meta
verso sogni da raggiungere
tra i concerti delle stelle
lassù
sfumando lievemente
silenziosi
piano piano
nell’ultima visione
stretti così per mano
dolcemente
svanire…