E’ inverno intorno.
Tutto sussurra dolci giacigli
di empirei stellati
caduti tra le nostre mani,
invisibili sponde
a cui attraccare arcobaleni
indissolubili
dal profumo d’aurora
che si perde in ogni sfumatura,
in ogni gesto che non ha voce.
Rifuggo il tempo inarrestabile
che ride dell’anima,
che ci avvicina allontanandoci
nel viaggio che un dì ci ha unito,
specchiati nel riverbero di un oscuro mare
già privo di fondo,
dipinto solo di noi stessi.
E la luna ci sfiora
ci abbandona. No!
Il miraggio del reale
ci scivola addosso come seta
come lampi di sole che ci abbagliano
stanchi verso l’inafferrabile.
No! Forse, se osservi,
se pian piano penetri
nel profondo che la vita avvolge e copre
scorgi il senso di quel dolore interiore
che ruba il respiro,
lo scioglie in un soffio
strappato il cuore dal giogo dell’oblio
che osa accumulare polvere sull’essere
disperso senza meta fra gli istanti.
E cosa mi portò ancor una volta qui
figlia e non inetta?
Poesia incide le bianche pagine dei palpiti
dilagando sui passi che
lenti avanzano e mi conducono
sempre più a te.
Musica vibra ovunque io sia
denudata ormai di lacrime e foglie secche
che cadono neve sulla mia pelle
impossessandosi di ciò che ero,
di ciò che avevo,
sola io, ma ebbra del tuo Nome.
Niente più!
Mi basta disegnarti fra le righe
di un nuovo volo
e, soltanto, vorrei donare parole
al sogno che vividi ci cinge,
che forgia lo sguardo per mai dimenticare,
Amore!