Visione perduta
in un tempo lontano…
il mare negli occhi,
uniti fino alla fonte
del tuo ignoto orizzonte.

Drammatica vena
percorsa improvvisa
da una melanconia grigia…

E ancora mi perdo
volando spaurita
nell’azzurra luce
del tuo cielo immenso!

Disorientata contemplo
la neve sul tuo viso,
senza più sorriso,
e prigioniero in te stesso
ti scruto, errante,
in balia di false speranze.

E allarmato
e costretto
da un vestimento
sempre più stretto,
affannato
io rammento,
il tuo tormento:
posavi illuso
radici artefatte,
ma vagabonda la tua anima
sospirava il nido paterno,
quello di sempre,
strappato da gradi
di promettente tenente.

Legame sottile
suggellato da un mistero avvincente
si sgretolava
in te
sadicamente.

Parole spietate
proteggevano malsane
l’agonia profonda,
dove il dolore tuo
si contorceva sbalordito
per aver perso, ancora una scena:
quella quotidiana sembianza umana
di pensieri di vita.
E senza volto,
spinto a rinnegare
il tuo respiro normale,
rifiutavi invigorito
quel “per sempre”
inorridito,
e il fiato tuo corto
ricopriva sconvolto
quello scambio tenero
d’intese proibite.

Inutile nettare
d’un calice vuoto
vanificavi il tuo vissuto,
rinunciando all’unica identità
ch’ hai mai posseduto!

Voltavi ormai le spalle
alle compagne tue ferme:
l’irrinunciabile passione
e la magia asfissiante
d’una vita penetrante.

Un ricordo solo
rimane,
sterile:
l’orma sbiadita
del tuo viso,
senza volto,
sconfitto e accasciato
sul mio corpo…
Solo una irrimediabile sagoma
d’un vuoto fantoccio
diviso
tra il gelo impassibile
della non scelta
e il calore latente
d’un uomo artefatto,
senza più volto.