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Pubblicata il 22/12/2001
Giungono a noi col loro perenne movimento
i bagliori d’una festa che tutto cancella.

Sempre giungono confuse tra le buste della spesa,
tra i regali d’una doverosa gioia e d’un pianto di bambino,
ad allietare seppur per poco il cuor di chi,
al coperto dagli spifferi del gelido vento,
cerca un attimo di cielo azzurro,
confuso ed annebbiato da pensieri contrastanti,
confuso e cancellato tra strenne e fiocchi rossi.

E come schegge impazzite volteggiano sopra le teste
dei distratti passanti
col sorriso forzato,
col cuore aperto solo per pochi giorni,
con le tasche colme d’un denaro vuoto,
con l’effimera certezza d’un gesto gentile,
col dovere d’una carezza a chi carezza chiede.

Bagliori di festa inebriano le strade mentre
l’inutile certezza del dovere assale,
come nube silenziosa,
coloro che festeggiano per dovere,
cercando in esso conforto per i propri dolori,
per le proprie debolezze e propri errori,
alimentando così l’inutile certezza dell’apparire e non essere.

In questi giorni luminosi dove più gelida è la mia mano,
dove più razionale è il cuor mio,
dove più calore produce il focolare,
mi chiedo perché,
perché mai i bagliori di festa si spengono nei miei pensieri
quelli stessi che chiedono luce in eterno.
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