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Pubblicata il 18/09/2003
Intirizzite
smosse dal vento piovoso
le campane grondano
lievi rintocchi d'accento.
Quassù, il mio romitorio
è la chiesetta di San Zeno:
m'ha visto fanciullo
chiuso sull'altro mondo
come i suoi battenti.

Sul Coro crettato
l'abbandono dei sorrisi
dissocia gli ultimi santi
sul pietroso altare:
oramai vengono da tutti i mondi
solo creature dell'aria e dell'acqua
per dar enigma
al prigionierio d'amore:

-Quali sono i suoi doveri
se vien meno l'indifferenza?-
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..l'arcobaleno..
una volta era fiorito
sulle cupole di S.Zeno,
un ponte aveva
lanciato alle creature
dell'acque e dell'aria..
tornera'
a portar vivi colori..

il 18/09/2003 alle 16:38

descrittiva e intimamente raccolta...il verso si piega verso ricordi e meditazioni che fanno riflettere e pensare...un bacio cri

il 18/09/2003 alle 22:33

Ti ricordi?
Ricordi ancora la mia vecchia poesia?
L'arcobaleno che si tuffava nel lago?
Ricordi allora anche i smeraldi della baia
e quell'averti amata tra "le tue dita di vento".


ciao

il 19/09/2003 alle 10:35

sì, sono stati dei bellissimi momenti di solitudine




ciao

il 19/09/2003 alle 10:36