Musica di fondo,
rumori attutiti dalla nebbia,
luci soffuse che sembrano timidi occhi,
pensieri che sfilano con aria sfottente
nella mia mente intorpidita dal dolore
e dalla troppa paura.

Paura che non ho mai esternato,
che è sempre vissuta
in un angolo buio della mia anima
pronta a cogliere ogni minimo cenno di abbandono,
che è mia compagna
da quando ho smesso di sorridere,
che io stesso ho coltivato
che io stesso ho nutrito col mio dolore.

Notte d'inverno,
dolore selvaggio che scorre libero,
che niente ha sopito,
che nessuno ha potuto neanche scalfire,
che qualcuno è riuscito a rendere
ancora più amaro
spargendo disillusione ed inganno
attraverso le crepe di un muro antico.

Notte d'inverno in attesa dell’alba
senza speranza che scompaia il buio di sempre
solo vago anelito di una breve tregua
prima della prossima oscurità
breve respiro
per una mente che annega
nel dolore e nell’alcool...




-scritta nel dicembre 2002-
(dedicata, ora, al mio personale vento dell'Ovest che ha spazzato via le nubi ed il buio portando il sole nella mia anima)