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Pubblicata il 16/09/2003
Tu
che d'impeccabili accenti
nerbi l'anima
prolissa di tedio
semplice fai la vita
e il nutrimento che m'assiste
avanti il movimento delle fiamme
d'un tremolio quasi spento
che non si consuma e spande
impolverato dei segni del tempo
in me.

Tu
che m'abbracci di rami vetrosi
e rifletti il mio sangue
come ardenza ultraterrena
punti il compasso nelle stelle
per tracciarmi infiniti solchi
dove la tua sorgente
mi precipiti implume
e raggelo d'essermi trovato sazio
nelle preghiere.........

E ancora glauco fuoco immaturo
del cielo
ancora il dolore
d'essermi servito di Te!
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il tuo Dio e' in te, e non te ne sei servito..ma sei al suo servizio...

il 16/09/2003 alle 18:36