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Pubblicata il 14/09/2003

Vecchio fasciame
dalla sabbia eroso
lento marcisce
a un angolo di spiaggia
e il suo ondeggiare
al ritmo di risacca
porta il richiamo
d'un brulichio di voci,
voci d'antico impegno
a consumar le notti
al lume di lampare.
Volti segnati
da infuocati dardi
si mischiano nell'aria
a vortici di sabbia
e nel muggir dell'onda
di rapida burrasca
quel vecchio legno grida
di non voler morire
da inutile relitto
ma nel profondo abisso
d'eroi dimenticati.

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Hai dato un'anima ad una vecchia barca che esige una fine gloriosa. Molto bella.
Un ciaooo, Cesare

il 14/09/2003 alle 17:04

Una lirica bella ed a effetto, caro Gaetano.
Ma al giorno d'oggi si preferisce restare nelle retrovie piuttosto che morire in trincea...
E l'idiota di turno, che oggi si aggira in poetic, dopo una mangiata e una bevuta in cantina, e che si traveste sotto un nick a lui consono (postamia) ti ha appioppato un due e ha fatto il commento molto vicino alla sua vera indole.
Molto bella e velatamente anglosassone nel gusto.
Un caro saluto e un 5 doveroso.
Er

il 14/09/2003 alle 17:20

Mi piace Gaetano, la tua poesia....immagini nostalgiche...che riflettono lo scorrere del tempo...prendendo spunto...da una ex barca.....
Bella !! piena di poesia !
un abbraccio
marcella

il 14/09/2003 alle 20:43

Grazie, sono considerazioni che più volte ho fatto alla vista di vecchie barche abbandonate sulle spiagge.
Un caro saluto

il 14/09/2003 alle 21:13

Forse, più che alla barca, a tanta gente piacerebbe morire senza essere dimenticata!
Evidentemente non hai capito il senso!
Lupo

il 14/09/2003 alle 21:16

Grazie Cesare, per la visita ed il commento: più volte mi è capitato di chiedermi cosa poteva aver causato l'abbandono di una barca, e quanti degli uomini che ci vivono e muoino rimangono abbandonati e senza ricordo.
Gaetano

il 14/09/2003 alle 21:19

Grazie caro Er, di tutto.
Eppure ci sono ancora molti che in quelle trincee ci muoiono (come alcuni pescatori) e che vengono dimenticati, come il relitto su una spiaggia deserta.
Tu, che vivi sul mare, puoi capire questa malinconia.
Un abbraccio
Gaetano

il 14/09/2003 alle 21:24

Sì cara Ale, tanta malinconia: è questo il sentimento che ho sempre provato vedendo un relitto su una spiaggia e pensando ai tanti uomini che su quelle barche ci vivono e ci muoiono, dimenticati.
Un bacione a te e Cocco.
Doc
PS: Posso darne qualcuno anche a Jacopo, anche se non lo conosci?

il 14/09/2003 alle 21:28

Caro B, la tua è una bella e validissima lettura e te ne ringrazio.
Per la verità, ho soltanto voluto dare un po' di attenzione ai tanti, e non solo pescatori, che spendono la loro vita con fatica e difficoltà e che a volte la perdono, ma che vengono dimenticati così come quel relitto abbandonato.
Ancora grazie ed un carissimo saluto, a presto.
Gaetano

il 14/09/2003 alle 21:35

Grazie cara Marcella. Vedere un relitto abbandonato su una spiaggia mi ha sempre fatto chiedere il perchè di un tale abbandono, ed ho sempre pensato a quanti hanno rischiato o sacrificato la propria vita su una barca per poi finire dimenticati.
Un abbraccio virtuale in attesa di quello reale!
Gaetano

il 14/09/2003 alle 21:39

Gran bel fascino in questa appassionata e assai lirica evocazione, che s'inoltra con sensibilità ben oltre la mera rappresentazione "scenica" per sondare allegoricamente in profondità il senso d'un percorso, l'essenza di un sentire penetrante, intimo e vivo, nella ineluttabile precarietà dell'esistenza.
Un caro abbraccio Gaetano!
Max

il 15/09/2003 alle 11:51

E grazie a te caro Max! Forse viene un po' troppo spesso dimenticata la "precarietà dell'esistenza" di chi vive e talvolta muore sul mare.
A presto
Gaetano

il 15/09/2003 alle 12:11