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Pubblicata il 20/08/2003
Nasciamo soli,questo è vero.
Nasciamo soli come speranze
appese ad un filo e sotto,
propio sotto di noi,
sotto i nostri piedini da lattanti,
c'è quel che devierà
la nostra esistenza
per renderci non soli
ma solitari,tra centinaia
e innumerevoli altre speranze
appese ad un filo come noi.
Ecco,l'uomo da solo percorre
di giorno in giorno,
un vasto marciapiede e al fianco suo,
alle sue spalle,di fronte al suo capo,
ecco altre persone sole
con gli stessi piedi a penzoloni
e le braccia tese a reggere funi,
delicate come la sua.
L'uomo,sempre da solo,
è un gelido fiammifero,
s'accende di sovente se sfrega
la sommità con altro fiammifero
e allora non è solo ma solitario.
L'un fiammifero chiede l'altro
di bruciare continuamente
o è l'altro a desiderarlo,
ma prima o poi il fuoco si spegne
e restano soli,alla fune pendenti.
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Molto profonda questa tua poesia.... siamo soli sin dalla nascita accanto ad altre migliaia di speranze sole come noi. Siamo soli nungo il cammino della nostra vita... e quando ci scontriamo con gli altri siamo come dei fiammiferi pronti a prender fuoco...
se ho ben interpretato il senso della poesia.
Un saluto, Mat81

il 20/08/2003 alle 20:23

Scusa se ti rispondo solo ora....
L'hai interpretato in pieno il senso malinconico di questo gruppo di metafore.In effetti le speranze ''appese'' sono quelle che ci tramandano i nostri congiunti,coloro tra cui nasciamo e cresciamo;loro sperano per noi,noi li disilludiamo o soddisfiamo nel nostro agire.
L'appartenenza ad un gruppo non ci rende parte di un gruppo,il nostro esistere non è combinato a quello degli altri,ma restiamo noi e solo noi,gli unici detentore del potere ''solitario''della vita.
Baci
Valentina

il 22/08/2003 alle 08:36