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Pubblicata il 19/08/2003
Spingi lontano,
perchè appena è certa
la mano che guida il motore
e casca come calice
la pioggia sugli alberi
della terra.
Mentirei dicendoti
che ho calcato le orme
sugli spigoli,
affievolito il tramutare
di queste rocce in spazi
desertici e spazzati
dai remoti venti,
mentirei dolendomi
di quel che annuso appena,
perchè mi volgo e temo,
non desidero non tremo.
Ho spinto il mio gesto
più a lungo,
più inavvertitamente
di un terremoto
che scuota il tuo letto,
ho gettato più lontano
il mio veleggiare in burrasca
senza temere
le onde e il vento in piena
nella mia coperta.
Mi sento regina deludente,
oppur piangente di delusioni,
mi sento ossuta matrice
di torrenti sulle alture
fluenti fino alla mantice scogliera.
Ho spinto troppo a fondo
il mio veliero e la mia guidata
provvidenza,ora trabocca
e non riemerge tutta,
metà m'affonda.
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mi ha colpita molto lo stile di questa poesia e sino alla fine ne pregustavo il finale.
Curato lo stile in cui anch'io mi ritrovo.
Incisivo il senso e l'idea portante.
Struggente l'epilogo.

complimenti

un bacio

marea

il 19/08/2003 alle 23:51

Un bacio anche a te cara marea.
Vedi,in questa poesia c'è tutta la mia disillusione verso una relazione che ho con una persona in cui riponevo tante,tantissime speranze.
Lo incito alla spinta,all'avanzamento verso qualcosa di più definito,ma mi sembra che solo io stia combattendo,stia veleggiando a largo....

il 22/08/2003 alle 08:39