Tacete, una volta, sepolcri imbiancati,
esperti supremi di scienze invidiose,
di vane parole e concetti ossidati,
tacete, zittite le labbra noiose.
E come gattini, ribelli e spauriti,
corteo alla madre, portatevi dietro
i vostri assistenti, dottori assistiti,
servili di fronte, infidi dal retro.
Stillate saggezza marcita e ammuffita,
cadaveri vivi fra anime vere,
da tempo scordaste che cosa è la vita:
lasciateci spazio, a noi sta godere