Dell'amore
a me, lasciate la musica.
Come estimatore di tanta sublimità,
siederò al primo posto
ma non permetterò che il corpo s'abbandoni
nè batterò col piede incalzante il suo ritmo.
E socchiuse le palpebre,danzerò con lo spirito;
al suono divino,concederò i pensieri;
e l'essenza di me
guidata da passione che non può darsi al tatto,
si scioglierà nel canto di un cuore
che ha perduto la voce.
E quei passi che la musica suggerisce,
quei passi che aleggiano nel ricordo,
non saranno mai più
prigionieri di una rotonda.
Ecco,svanisce l'incanto
ma la melodia che dentro sussurra,non sa placarsi
nè può illudersi d'estinguere.
E l'animo,infuocato di celestiali note,
si perde in isterici movimenti,
gli stessi che furono e più non sono,
di un corpo che sapeva inebriarsi.
Occhiaie profonde
predano fanciullezza
e vecchiaia stanca serba saggezza fugata al passato.
LA PRUDENZA E'DEGLI STOLTI CHE NON SANNO ASCOLTARE.
Dell'amore,
lasciatemi solo la musica;
giacchè una bottiglia
per quanto capiente e tersa
diviene inutile quando l'ultima goccia è stata versata.
Allo stesso modo il mio corpo,
pur conservando l'aroma,
vuoto di se stesso
non è che materia.





Non fate di me tintinnanti cocci con i quali è facile ferirsi.