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Pubblicata il 24/07/2003
Ed io a chiedermi se la qualità di normale è sinonimo di contentarsi, oppure è stata veramente straordinaria la mia vita fuori dal gregge. Non ho mai voluto cambiare il mondo, Manuele, neppure che somigliasse a me. Ma è stato un fuoco guerriero a farmi dire no, non accettando queste regole con le sue ipocresie. Un giorno appena passato, un individuo sentenziò che gli ideali sono una chimera. Lui ha fondato un altro partito, io ho smesso di votare. Se guardo a Re di Puglia, o all'otto settembre, provo soltanto compassione. Comandante Sandro, dove sarai? Pur bestemmiando ho sempre creduto in un solo Dio, altri pensano che sia un limite. Guerriero senza coraggio, lo so, ma è stato difficile convivere con la paura. Non è il potere la forza dell'uomo, ma rifiutare chi lo ostenta con il sopruso della sua scienza, quando la cultura diventa disprezzo. Non sono un eroe sordo, non pretendo di essere seguito. Nella storia di un eroe esistono i morti ammazzati, non dimenticarlo. Cerca di essere più furbo di me, ma non barattare la scaltrezza con un'emozione. Mille maestri t'insegneranno la via, ascoltali, ma ricorda che la vita è solo la tua. Dai fiato a chi è senza voce, e non tenere le carezze tutte per te. Fa di avere sempre dubbi alle tue ragioni, per non giudicare, mai.

A mio figlio Manuele

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Grazie per le tue belle parole. Si, Montagne di sale è una prosa. Scrivo poco poesie, in compenso butto giu editoriali, su editoriali, per qualche rivista; alla mia maniera, e sempre alla mia maniera rispondo al telefono ai vari direttori un pò inviperiti per l'ultima pubblicazione. Sono un toscano, non è una scusa, ma ci marcio un pò. Ho scritto Montagne di sale il 12 aprile di quest'anno, giorno del mio compleanno (47!), in risposta al suo biglietto allegato al regalo. Più, o meno, terminava così: vorrei un padre normale. Era il suo schiaffo alla mia vita sopra le righe. Ma ad un figlio non si replica mai per le rime, soprattutto ad un figlio che ha vissuto (male, come tutti) il dramma della separazione dei genitori, e lo sballottamento dei giorni di festa. Neppure adesso che ha 20 anni. Un figlio si ama.
Ciao. Marco

il 24/07/2003 alle 21:49

Genova è una città che adoro. Da Sampierdarena a Pegli, ogni volta m'incanta. La Nella, a Marassi, mi ciba di pesti squisiti nella sua trattoria. Aveva ragione, quel tale che cantava: Genova per noi, che veniamo dalla campagna... Essere considerati strani non è disdicevole, personalmente me ne frego, importante è avere stima di noi stessi. Oltre la serenità, perchè quella, quella si, ha un bel sorriso, non i visi estranei.
Al proposito: visto che siamo in tanti, noi strani, potremmo fondare un partito; mal che vada, peggio di quelli formati da persone "per bene" non si dovrebbe fare. Di queste persone per bene sempre pronte a giudicare, dedurre, selezionare. Giudicare con le loro mutande sporche di "marrone", però non si vedono.
Un abbraccio. Marco

il 26/07/2003 alle 12:16

Sei meraviglioso in questo pezzo Marco.
Non ci sono abbastanza parole per commentarlo.
Ti dico solo una cosa: è quello che avrei voluto che mio padre mi avesse insegnato.
Baci
MTA

il 25/07/2004 alle 09:31